La Festa e la Processione

Si celebra il martedì dopo Pentecoste, data mobile, che fu fissata nel  1679, dopo che l’assemblea popolare del 20 maggio 1665 conferì alla Vergine di Costantinopoli il titolo di Patrona di Papasidero,  per accaparrarsi la sua intercessione nei momenti tragici della vita del paese, come quello sofferto durante la pestilenza del 1656 che ne dimezzò  gli abitanti.

Il filmato che segue, tratto da YOUTUBE e prodotto da webcalabriatv, mostrra la Vergine portata in processione per le strade del paese e raccoglie le testimonianze del Parroco, Rettore del Santuario, del Sindaco e di alcuni fedeli.

La processione si snoda  lungo le vie del paese: precedono la statua il crocifisso, lo stendardo, la banda musicale, le “cinte”, le autorità civili e religiose; il simulacro della Vergine è seguito dalla popolazione che intona canti religiosi e prega. Le “cinte” sono costruzioni a forma di parallelepipedo o di cilindro contornate da candele e decorate con festoni e nastri colorati, del peso di circa 15 chili, portate in testa da donne che, così, adempiono a un voto fatto alla Vergine.

Nella piazza del paese il Sindaco offre alla Madonna le chiavi della città per ribadire l’atto di sottomissione che il popolo di Papasidero deliberò nel diciassettesimo secolo.
Prima che la statua ritorni nel Santuario, vengono sparati i fuochi d’artificio  e vengono messi all’incanto le “cinte”, i ceri, agnelli e capretti il cui ricavato serve per organizzare la festa dell’anno successivo.
La cerimonia ha termine nel luogo suggestivo  ove sorge il Santuario con la deposizione della statua nella nicchia a Lei riservata e con il commiato della gente che ha seguito la processione dalla sua Protettrice celeste.
A causa del peso eccessivo della statua in gesso e del percorso impervio che segue la processione, si è provveduto a far costruire una copia in legno della statua, molto più leggera, che, dalla prossima festa, sostituirà quella originale nelle processioni.

La festa religiosa s’integra con quella civile che consiste nell’esposizione di bancarelle che permettono trattative commerciali per l’acquisto di beni e per la vendita di prodotti locali.

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