Carlo Paolino XIV

Verso la fine del diciottesimo secolo, pubblicare un’opera letteraria o di qualsiasi altro genere, non era cosa facile. I sospetti inculcati nel Regno di Napoli dalle idee della Rivoluzione Francese avevano reso ancora più complicata la prassi da rispettare per avere tulle le necessarie autorizzazioni. Intanto l’Opera doveva essere presentata al Cappellano Maggiore da un’alta personalità accademica ( Don Felice Cappello della Reale Accademia delle Scienze nel caso del Paolino). Il Cappellano Maggiore sottoponeva l’Opera al giudizio di un Revisore operante presso l’Università ( Il Canonico Nicola Ignarra nel caso del Paolino) che doveva accertare che non vi fossero contenuti contrari alle leggi dello Stato, ai buoni costumi e alla Religione Cattolica. L’autorizzazione definitiva  doveva essere firmata dalla Congregazione di Santa Chiara.

Di seguito riportiamo la Presentazione di Don Felice Cappello, l’affidamento della Revisione al Canonico Ignarra e l’esito dell’esame dello stesso Ignarra.

Admodum Rev. Dominus D. Felix Cappelli S. Th. Professor revideat, et in scriptis referat.
Die 16 Augusti, 1795
Joseph Archiep.  Nicosiensis Can. Dep.
P. Episc. Tien V. G.

EMINEMZA REVERENDISSIMA
E’ ben noto il merito dell’onesto, ed erudito Sacerdote, D. Carlo Paolino, che anni addietro si acquistò mercè  della sua traduzione di Terenzio nell’italiana favella, di cui anche io ne fui il revisore. Al presente dà egli alla luce nel nostro idioma l’incomparabile poeta nel suo genere Orazio Flacco, col testo originale a canto e corredato de’dotti commenti di Mr. Dacier, e del P. Sanadon, con premettervi anche così la vita di Orazio, che si attribuisce a Svetonio, con quella scritta dal suddetto Sanadon per ordine di anni di Roma, di G. C., e dell’età del Poeta, colla nota delle differenti spezie di versi, che s’incontrano nelle poesie del medesimo.

Oltre a ciò egli vi aggiunge le sue filologiche, e critiche osservazioni, in cui va notando gli abbagli non che de’due lodati due Commentatori quali ancora  dell’Inglese Riccardo Beatley; il che non poco interessa, scorgendosi, che non è tutt’oro quel che ci viene dagli esteri. Egli poi nel tradurre non solo bada di conservare il dogma cristiano cattolico; ma eziandio, per quanto ha potuto, l’onestà del costume, mentre dove il Poeta, che nato era, ed educato nelle tenebre del gentilesimo, non seppe moderare la sua penna, egli ristudia di esprimersi in maniera, che non può ledere alcuno, purchè non sia un dissoluto, o miscredente: nel qual caso dovrà aver luogo la massima dell’Apostolo, che scrive a Tito: Ogni cosa è monda a’mondi, ma a contaminati, ed infedeli niuna cosa è monda.

Finalmente questa è un’opera, che andrà per le mani de’provetti, e dotti, non già per quelle de’giovanetti, a’quali ogni buon maestro presenterà que’componimenti, che non posson esser nocivi all’età loro.

Quindi è, che io son di parere, che un tal lavoro letterario è ben degno dell’onor della stampa in vantaggiosi chi ha  il desio d’intendere appieno il celebre nostro nazionale Poeta. E facendo fine, mi rassegno

Di V. Em. Rev. Umilissimo e devotissimo servo vero
Felice Cappello
Della Real Accademia delle Scienze
Napoli da’Cinesi 4 Settembre 1796

S. R. M.
Rev. Dominus D. Nicolaus Canonicus Ignarra in hac Regia Studiorum Universitate Professor Primarius vigore Regalis Diplomatis diei XXIV mensis Junii infrascripti anni perlegat autographum indicati Operis, cui se subscribat ut ante publicationem revideat, num exemplaria imprimenda concordet, et in scriptis referat potissimum si quidquam in eo occurrat, quod Regiis Juribus, bonis moribus, ac Catholicae Religioni adversetur. Referat insuper si opus idem publicae non solum utilitatis, sed etiam decoris fore inttueatur, et cum relatione autographum ad nos trasmittat. Datum Neapoli die XXX Junii 1797

FR. ALB. ARCHIEP. COLOSS. CAPP. M.

Interpretatio Italica Horatii Flacci, quam D. Carolus Paulinus in repub. Letteraria fatis superque notus, industria elaboravit sua, doctisque commentariis quae in publicam utilitatem cedunt, illustravit, immunis plane est ab omni reprehensione , quoad bonos mores, Jura Regia, Religionenque Cristianam spectat: quam   typis  edi posse censeo.

Nicolaus Canonicus Ignarra

Share